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di Andrea Vannucci, Federico Savastano
Romania: premiato il Governo di Ponta
Due anni dopo la caduta cruenta del regime comunista di Ceauşescu, nel 1991, la Romania si è data una Costituzione di stampo europeo. A partire dai primi titoli del testo, dedicati alla tutela dei diritti fondamentali, tanto individuali quanto collettivi. L’assetto istituzionale prende a riferimento il Grundgesetz tedesco, la Carta italiana e la Costituzione francese del 1958. La Carta romena disegna un bicameralismo quasi perfetto e una diarchia tra Capo del Governo e Presidente. Camera e Senato dispongono grosso modo delle stesse prerogative ed entrambi sono legati da un rapporto fiduciario con l’Esecutivo. L’unica revisione costituzionale del periodo post comunista, nel 2003, ha superato la pariteticità dei due rami del Parlamento attribuendo alla Camera dei Deputati un ruolo più incisivo nel procedimento legislativo. Il Presidente, eletto a suffragio universale con un sistema a doppio turno (art. 81), ha il potere di designare il Primo Ministro e di nominare i membri del Governo in seguito al voto di fiducia del Parlamento in seduta comune (combinato artt. 85 e 103). Fino alla riforma di undici anni fa il mandato presidenziale aveva una durata di quattro anni come la legislatura con il primo turno delle elezioni presidenziali che si svolgeva contestualmente alle elezioni legislative, mentre adesso è stato prolungato di un anno (art. 83.1). Con questa scelta il Legislatore costituzionale ha inteso eliminare l’elemento chiave che ha permesso fino a ora un’interpretazione forte del ruolo del Capo dello Stato rispetto all’asse Esecutivo-Legislativo... (segue)