Il Regno Unito, monarchia parlamentare fondata su una Costituzione non scritta, vive un momento di grande fibrillazione dal punto di vista politico-istituzionale, in quanto gli ultimi dieci anni hanno visto molte delle “certezze”, sulle quali il costituzionalismo britannico si è fondato per secoli, subire forti trasformazioni. Basti pensare da un lato alle evoluzioni sempre più incrementali della c.d. devolution, che nel tempo sta assumendo contorni sempre più capaci di portare a un punto di rottura della stessa forma di Stato, al mutamento del bicameralismo con la riforma della House of Lords, all’introduzione di una Corte suprema, a regole più codificate relative allo scioglimento parlamentare, fino ad per arrivare, da un punto di vista più strettamente politico, in ragione dell’esito delle ultime elezioni politiche alla formazione di un governo di coalizione che, anche nelle sue dinamiche interne, sembra essere più di stampo “mediterraneo” che propriamente anglosassone. Così non sembra ormai essere più un mero esercizio accademico lo stesso ragionare intorno a un’evoluzione del Regno Unito verso un modello a costituzione scritta - si pensi ad esempio al lavoro che sta svolgendo lo stesso Parlamento intorno al “codificare o meno” la Costituzione britannica -, nell’intento chiaro di dare così una nuova (e forse) maggiore stabilità ad un ordinamento che, appunto, sta subendo trasformazioni davvero rilevanti... (segue)