editoriale di Fulco Lanchester
La fine della transizione
Nel 2004 un gruppo di intellettuali di origine fucina produsse un volume su Come chiudere la transizione (a cura di S. Ceccanti e S. Vassallo, Bologna, Il Mulino, 2004) nell’ambito di una bipolarizzazione stabile. Le elezioni del 2008 e il primo semestre di quest’anno fanno pensare che la transizione italiana si stia effettivamente chiudendo, ma non nella maniera da loro ipotizzata. Non è una novità, che la realtà si concretizzi in scenari differenti dalle previsioni e questo sembra costituire il dramma dei riformatori troppo razionali. Successe (parzialmente) anche ad Arrigo Solmi (storico del diritto impegnato in politica), che -alle spalle della costituzione della Commissione dei 18 ed in correlazione con quella dei Soloni- pubblicò un volumetto dal titolo intrigante La riforma istituzionale (Milano, Alpes).Il saggio, inserito in una collana di “cultura politica” che ospitava personaggi eccellenti del periodo (quali Panunzio, Murri, Ferri e Lodolini), evidenziò, infatti, che oramai si era riusciti ad ottenere ciò che era fino ad allora mancato in Italia, ovvero un vero partito conservatore, che avrebbe normalizzato l’Italia. In seguito, Giuseppe Maranini, allievo proprio di Solmi e cultore di studi storico-costituzionali, utilizzò in più occasioni il parametro della mancanza del partito conservatore (e del partito progressista) per giustificare le peculiarità italiane, fornendo anche spiegazioni istituzionali a questa carenza e ricette peculiari di tipo britannico...
(segue)
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