La recentissima crisi finanziaria che ha costretto l'Italia ad una durissima manovra aggiuntiva agostana è pochissimo - se non per niente - legata ad una presunta mancanza di credibilità del governo pro tempore in carica in Italia: in realtà, checché ne dica l'opposizione interna, è una crisi strutturale e, se non globale, almeno occidentale, come dimostrano la situazione statunitense e gli attacchi di questi ultimi giorni a Spagna e Francia e l'improvvisa caduta della borsa in Germania, legata al dato della mancata crescita del PIL nell'ultimo semestre. Proprio perché strutturale, questa crisi poteva però, con un più attento monitoraggio, essere prevista e anticipata, evitando la sensazione di non avere minimamente pronto un piano di interventi e impedendo lo squadernamento scomposto di ogni ipotesi e del suo contrario, mantenendo così alto l'effetto sorpresa sulle misure previste (effetto necessario in manovre di questo tipo per evitare fughe e imboscamenti dei cespiti aggredibili). D'altra parte, e ciò a conferma della prevedibilità, sono almeno due anni che si discute se le difficoltà europee siano provocate da maiali (pigs) con una o due "i", se cioè i punti deboli siano Portogallo, Irlanda, Spagna e Grecia (pigs) o se ad essi vada aggiunta l'Italia (piigs); e non era certo un dato sconosciuto che l'Italia abbia il quarto debito pubblico più grande del mondo. La crisi, dunque, si poteva immaginare e una qualche responsabilità nell' essere arrivati in questa situazione agli inizi di agosto - dopo una prima manovra certo non leggera - non può essere sottaciuta o negata; così come suona strana l'incertezza che tuttora circonda le richieste della BCE. (segue)
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