Per i giuristi la sovranità, da dogma, è diventata un tabù. Prima, era un qualcosa in cui credere inappellabilmente, senza poterlo mettere in discussione, punto di partenza di ogni ragionamento.
+ Corte cost., Sentenza n. 365/2007
Come diceva Luigi Einaudi già nel 1918, la cultura giuridica dell’ottocento e della prima metà del novecento ha esaltato “il dogma della sovranità dello Stato, indipendente da altri Stati, unità perfetta in sé stesso, che si ammira nei trattati scolastici e si custodisce gelosamente come la gemma più preziosa del patrimonio nazionale”; ha dato spazio a questa idea “massimamente malefica” dietro la quale “vi è l’attributo sovrano… di dichiarare la guerra e di firmare la pace” e da questo attributo ha fatto discendere “tutte le altre qualità dello Stato sovrano e perfetto: di potere, esso solo, esigere ubbidienza assoluta da suoi cittadini, far leve e riscuotere tributi, impartire giustizia, senza essere soggetto ad alcuna corte giudiziaria posta al di sopra di sé; far leggi obbligatorie per tutti gli enti morali e le persone fisiche viventi entro la cerchia del territorio nazionale; negare la sovranità indipendente di qualsiasi corpo, come la chiesa, esistente entro il territorio suo; stipular trattati con altri Stati sovrani e denunciarli” ...(Continua)
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