Quando nel 2019 la Commissione europea lanciò il complesso e articolato programma regolatorio del Green Deal è preso emerso, tra le novità dell’approccio dell’Unione europea rispetto al tema dell’equilibrio ambientale, il valore potenziale connesso al riconoscimento esplicito della natura e degli ecosistemi come beni da preservare, dopo secoli di sfruttamento di tutti gli elementi naturali da parte dell’uomo. In virtù dell’importanza riconosciuta all’equilibrio naturale (in larga parte compromesso) come elemento oggettivo da tenere in considerazione nell’impostare tutte le politiche dell’Unione europea e in virtù della centralità che in quel documento occupa la questione del cambiamento climatico e delle politiche necessarie per contenerlo, si sottolineò l’originalità di questo nuovo approccio delle istituzioni europee all’idea stessa di sviluppo economico nell’orizzonte temporale del 2050. Come sappiamo, nonostante il trauma sociale ed economico generato dalla pandemia da Sars-Covid 19 e nonostante le guerre che dal 2022 infiammano i confini orientali dell’Europa (Ucraina) e il vicino Medioriente, il programma del Green Deal ha comunque preso forma sia mediante l’adozione di regolamenti che pongono scadenze, procedure e obblighi... (segue)
Dopo un difficile compromesso, fumata bianca al Consiglio europeo sui principali posti apicali nell'Unione europea
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