La vicenda elettorale che condurrà ai rinnovi dei Consigli regionali e all’elezione dei Presidenti in sei Regioni a statuto ordinario (Veneto, Toscana, Marche, Campania, Puglia e Calabria) e in Valle d’Aosta, per come si è finora svolta e per quanto si viene prospettando, è l’impietosa conferma degli effetti di deformazione dei meccanismi di investitura democratica e della rappresentanza politica, che si sono determinati e progressivamente aggravati, per effetto della torsione monocratica che ha investito l’intero sistema delle autonomie. È cioè dato osservare il rendimento deteriore del massimo potenziamento, a ogni livello istituzionale, del vertice dell’Esecutivo direttamente eletto: un assetto a sostegno del quale si sono incontrate, e reciprocamente alimentate, l’idea della maggiore efficienza della unidimensionalità del potere al confronto con le faticose procedure della condivisione e dei controlli e il populismo come ideologia e come pratica politica... (segue)
Dopo un difficile compromesso, fumata bianca al Consiglio europeo sui principali posti apicali nell'Unione europea
Carlo Curti Gialdino (03/07/3019)
La proposta di Quadro finanziario pluriennale UE 2028-2034, tra continuità e innovazione
Cristina Fasone (17/12/2025)
Geografie stabili e astensione crescente. Un bilancio politico-elettorale delle Regionali 2025
Lorenzo Pregliasco e Valentina Porta (03/12/2025)
L’evoluzione delle funzioni amministrative dello Stato e l’adeguatezza delle sue strutture
Bernardo Giorgio Mattarella (19/11/2025)
La V Repubblica e l’arte di imparare (in fretta) a navigare a vista: anatomia di un’impasse istituzionale tra crisi politica e crisi di regime
Paola Piciacchia (05/11/2025)