
Confermando la propria precedente decisione resa nel 2013 nel caso concernente la condanna riportata dal ricorrente per le sue pubbliche affermazioni ispirate a ridurre e a relativizzare la portata dell’evento storico costituito dal genocidio armeno del 1915, la Corte ribadisce la contrarietà con la libertà di espressione, tutelata l’art. 10 CEDU, dell’ingerenza dalle autorità svizzere posta in essere attraverso tale condanna.
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