
La riforma delle società a partecipazione pubblica prevista dalla c.d. legge Madia ha fornito alla Corte costituzionale l’occasione per prendere nuovamente posizione sul riparto di competenze tra Stato e Regioni in questa materia. La sentenza n. 251 del 2016 ha rappresentato una profonda innovazione, le cui conseguenze vanno al di là di questo specifico ambito. Tuttavia, dall’analisi delle posizioni assunte dalle autonomie nella fase di elaborazione del decreto delegato e delle modifiche introdotte con il decreto correttivo, appare che la violazione del principio di leale collaborazione non fosse di proporzioni tali da motivare un così profondo cambiamento nella giurisprudenza costituzionale. Le soluzioni adottate vanno a minare l’organicità della riforma e sollevano ulteriori interrogativi quanto alla loro coerenza sistematica
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