
Sono tre, oggi, i tratti che più caratterizzano la produzione normativa. Il primo è la velocità con cui si creano e si avvicendano le norme, sempre più “precarie”, contingenti, spesso sperimentali, con ripercussioni evidenti sulla certezza del diritto e sull’affidamento dei cittadini. Le ragioni di questa instabilità sono rintracciabili sia all’esterno sia all’interno dei procedimenti di formazione delle norme. Possiamo citare, tra le cause più rilevanti, la crescita esponenziale delle domande sociali, l’esplosione dei fenomeni di globalizzazione, l’accresciuta specializzazione della normazione, anche in conseguenza del progresso scientifico e tecnologico, la sempre più frequente esigenza di aggiornamento normativo, l’assenza di strumenti automatici di “manutenzione” della normativa vigente, ecc. A tali ragioni, di ordine per così dire fisiologico, se ne aggiungono altre, di natura patologica, derivanti dalle trasformazioni del sistema politico, quali la diminuzione della capacità delle istituzioni di svolgere il tradizionale compito di mediazione degli interessi, la crescente esigenza di visibilità dei soggetti regolatori, l’espandersi del ricorso alle pratiche negoziali tra istituzioni e attori sociali. Si aggiunga poi che, in un periodo di crisi economico-finanziaria, quale quello che da tempo stiamo attraversando, il fenomeno dell’instabilità normativa tende necessariamente ad amplificarsi. Il secondo tratto tipico è il policentrismo normativo, ovvero la coesistenza di un numero sempre maggiore di attori della normazione, sia a livello interno (Parlamento, Governo, autonomie territoriali, autorità amministrative indipendenti, ecc.) sia a livello sovranazionale e internazionale, senza contare il fenomeno, diverso ma concorrente, dell’espansione del ruolo creativo dell’interpretazione giudiziaria; tutto questo rende il sistema delle fonti progressivamente più articolato, specializzato e sovente confuso. Il terzo tratto tipico è la fuga dai modelli che dovrebbero orientare e delimitare l’attività di produzione delle norme, definiti dalla Costituzione e dalle altre fonti sulla produzione. A questo proposito, in dottrina, si è parlato di crisi del sistema delle fonti, di sua destrutturazione, ovvero di “punti di riferimento saltati”… (segue)
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